L'ultima lezione. La vita spiegata da un uomo che muore by Pausch Randy

L'ultima lezione. La vita spiegata da un uomo che muore by Pausch Randy

autore:Pausch Randy [Randy, Pausch]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2008-01-14T23:00:00+00:00


Capitolo 24

Uno strappo ricucito

È opinione comune e accettata che il primo obiettivo di un insegnante sia insegnare agli studenti il metodo di studio.

Ho sempre accettato questa idea, davvero. Ma nella mia testa, l'obiettivo principale è sempre stato un altro, a mio avviso, migliore: voglio educarli sulla necessità di saper giudicare se stessi.

Hanno coscienza delle loro potenzialità? Sanno riconoscere i loro punti deboli? Sono realistici riguardo alla percezione che gli altri hanno di loro?

Alla fin fine, gli insegnanti sono più utili quando aiutano gli studenti a diventare più autoriflessivi. L'unico strumento che ognuno di noi ha per migliorarsi - come mi ha insegnato il coach Graham - è sviluppare la capacità di sapersi valutare obiettivamente. Se non lo sappiamo fare con attenzione, come possiamo capire se stiamo migliorando o peggiorando?

Alcune persone vecchio stampo si lamentano che oggi le scuole superiori troppo spesso sembrano impostate sulla falsariga di un servizio clienti. Gli studenti e i loro genitori sono convinti di pagare tasse universitarie salate quindi, come se fosse un prodotto, vogliono quantificare il servizio. In pratica, sembra che siano entrati in un grande magazzino e anziché comprare cinque paia di jeans firmati, hanno acquistato un corso di cinque materie.

Non rifiuto del tutto il modello servizio clienti, ma ritengo sia importante usare la metafora adatta. Non si tratta di vendite. Al contrario, paragonerei le tasse scolastiche e universitarie alle spese per un personal trainer di una palestra. Noi professori giochiamo il ruolo degli allenatori, fornendo alla gente un modo per utilizzare strutture (libri, laboratori, la nostra esperienza), poi è nostro compito essere esigenti. Dobbiamo verificare che i nostri studenti si stiano applicando. Dobbiamo elogiarli quando meritano e rimproverarli con onestà quando le cose non vanno bene.

È ancora più importante, poi, dar loro gli strumenti per giudicarsi da soli. La cosa migliore della palestra è che ti alleni, ti impegni fisicamente e ottieni risultati visibili.

La stessa cosa dovrebbe valere per l'università.

Compito di un docente è insegnare agli studenti come riconoscere i progressi intellettuali allo stesso modo in cui si accorgono dello sviluppo dei loro muscoli guardandosi allo specchio.

A questo scopo, ho lavorato duramente per escogitare un meccanismo che facilitasse la gente a valutarsi. Ho aiutato costantemente i miei studenti a sviluppare le loro risorse e a riconoscerne i risultati. Non è stato facile. Fare in modo che la gente impari ad autovalutarsi è stato l'obiettivo più duro che mi sia mai posto. (Non è stato facile neppure nella vita personale.)

Mi rattrista constatare che tanti genitori e insegnanti abbiano lasciato perdere. Quando si parla di costruire l'autostima, spesso hanno in testa una forma di narcisismo piuttosto che l'onestà intellettuale che forgia il carattere.

Ho sentito tanta gente parlare di una spirale negativa del nostro sistema d'istruzione, e penso che un fattore chiave sia che c'è troppo narcisismo e poca autoanalisi.

Quando ho tenuto il corso dal titolo Costruire mondi virtuali alla Carnegie Mellon, ci scambiavamo le valutazioni ogni due settimane. Era una classe molto collaborativa, con gli studenti che operavano in squadre da quattro su progetti di realtà virtuale.



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